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Approfondimenti storici

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La pala di san Rocco di Cima da Conegliano

La copia di un capolavoro di Cima presente nella sacrestia del Duomo di san Lorenzo a Mestre

a cura di: Emiliano Balistreri

La pala di san Rocco di Cima da Conegliano nell’assetto originario

Incisione di A. Baratti riproducente la pala di san Rocco di Cima da Conegliano nell’assetto originario antecedente la dispersione dei singoli pannelli

La pala d’altare di san Rocco ricostruita nell’assemblaggio originario

La pala d’altare di san Rocco ricostruita nell’assemblaggio originario con la Vergine Maria con Gesù bambino ed i santi Francesco ed Antonio da Padova nella lunetta, santa Caterina d’Alessandria al centro (The Wallace Collection, London), i santi Sebastiano e Rocco ai lati (pannelli entrambi conservati al Musée des Beaux-Arts di Strasbourg)

Giovanni Battista Cima da Conegliano nel 1502 dipinse una pala d’altare per la chiesa di san Rocco a Mestre, un polittico su tavole di legno di pioppo, opera oggi smembrata che si presentava composta da tre pannelli e da una lunetta: santa Caterina d’Alessandria (cm 152,2 x 77,8) al centro, san Sebastiano a sinistra e san Rocco a destra (cm 114 x 46 ognuno), la Madonna col Bambino tra i santi Francesco d’Assisi ed Antonio da Padova (cm 41 x 84,9) in alto, il tutto montato su un’intelaiatura lignea; la pala d’altare fu commissionata all’artista dalla Scuola di san Rocco di Mestre (confraternita fondata il 1° aprile 1487) per la chiesa di san Rocco, allora affidata ai frati minori conventuali, chiesa di cui nel 1502 era priore Germano da Casale il quale in seguito divenne priore della chiesa di santa Maria dei Frari a Venezia ed ebbe un ruolo importante anche nella commissione dell’Assunta di Tiziano Vecellio.

La copia esposta a san Lorenzo

Copia della pala esposta attualmente in sacrestia S.Lorenzo, restaurata dal Lions Club Mestre

La pala fu rimossa dalla collocazione originaria nel 1726 e fu sostituita da un nuovo altare in pietra; l’opera poi, nel 1769, fu esposta su una parete laterale della chiesa mestrina, nello stesso anno inoltre ne fu eseguita copia ad olio su tavole, riproduzione che si conserva tuttora nella sacrestia del duomo di San Lorenzo; poco tempo dopo l’originale fu acquistato dal residente (sorta di console) britannico John Strange, quindi fu più volte venduto ed infine smembrato: il san Sebastiano ed il san Rocco si trovano oggi al museo di Belle Arti di Strasburgo, il pannello con santa Caterina e la lunetta sono esposti alla Wallace Collection di Londra poiché nel 1859 Richard Seymour Conway, 4° marchese di Hertford, comprò la tavola centrale per la propria collezione d’arte in competizione con la National Gallery di Londra e questo a testimonianza del valore artistico attribuito al dipinto proveniente da Mestre; nel 1933 quello che nel 1897 era divenuto il Wallace Museum, a seguito della donazione in favore dello Stato da parte di lady Amelie Julie Castelnau vedova Wallace, acquistò la lunetta da una collezione privata nell’intento di una parziale integrazione dell’assetto originario del polittico il cui aspetto è noto grazie ad un’incisione del Baratti ed alla copia settecentesca del duomo di San Lorenzo; il pannello centrale è firmato Ioanis Babtiste Coneglanensis opus sul piedistallo su cui si erge santa Caterina, riconoscibile dagli attributi iconografici della ruota spezzata (strumento di tortura della martire) e della corona (secondo la leggenda Caterina, figlia del re di Costa, avrebbe rifiutato di sposarsi con l’imperatore Massenzio, pagano e persecutore dei Cristiani); quanto alla lunetta è probabile che si tratti del lavoro di un aiuto del Cima, ovvero Andrea Busati che collaborò con il maestro alla realizzazione del polittico, opera che risulta notevole anche per la rarità dei trittici nell’opera pittorica dell’artista di Conegliano.

La vicenda della vendita del dipinto ha rappresentato una sicura perdita per il patrimonio artistico di Mestre ma anche un capitolo significativo nella storia del collezionismo d’arte dell’Ottocento.

confronto pala Cima e incisione

Confronto tra la ricostruzione della pala nell'assemblaggio originario e l'incisione di A. Baratti


Per notizie esaustive sulla storia del polittico vedasi pagg. 258-263, The Wallace Collection, Catalogue of pictures, London 1985, e pagg. 58-69, Jill Dunkerton, The restoration of two panels by Cima da Conegliano from the Wallace Collection, che sta in National Gallery Technical Bullettin, London 2000.